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Regia: Andrea Segre

con: Elena Almansi, Maurizio Calligaro, Gigi Divari, Giulia Tagliapietra, Patrizia Zanella.

Genere: Documentario

Durata: 68 minuti

UN’OPERA NON PROGRAMMATA E PARTECIPATA CHE METTE SEGRE DAVANTI A UNA VENEZIA DESERTA E AL COMPLESSO RAPPORTO CON IL PADRE ULDERICO.

Recensione di Giancarlo Zappoli

Andrea Segre a febbraio 2020 è a Venezia, città d’origine di suo padre Ulderico, per girare un documentario e lavorare su un’opera teatrale che affrontino due temi molto importanti per la città: il turismo e il fenomeno sempre più ricorrente e devastante dell’acqua alta. La pandemia lo blocca in città e ne muta i piani. Ne nasce un film in cui la figura paterna diviene dominante.

Le palafitte su cui si reggono gli edifici di Venezia non sono ovviamente visibili dalla superficie. Andrea Segre ha delle palafitte interiori che progressivamente emergono in questa opera non programmata e, forse proprio per questa ragione, molto partecipata.

Le palafitte interiori di Segre sono quelle su cui si è retto un complesso rapporto con il padre fatto più di silenzi che di parole, segnato da una malattia e marcato dalla sua professione di fisico chimico studioso delle molecole. Ecco che queste particelle invisibili ma fondamentali (come le palafitte veneziane) divengono l’elemento paragonabile a quel virus che spinge il regista (ma soprattutto il figlio) ad andare a cercare, in una Venezia ancor più affascinante del solito perché deserta, le radici di un rapporto con il genitore e, per suo tramite, con la città.

Segre ci fa attraversare la città accompagnati da chi ci vive, ne conosce i problemi ma non intende lasciarla come tanti hanno fatto. Ci mostra una Venezia finalmente ‘liberata’ dal suo problema maggiore, il turismo di massa, che però ora si trova immersa in un silenzio quasi irreale e, se non prova nostalgia del recente passato, avverte almeno un certo stupore che resta in attesa di una maggiore focalizzazione.

Quella che invece progressivamente si afferma si realizza con un padre rievocato con immagini da film amatoriale la cui vita viene rivisitata con il bisogno di capire e penetrare il senso intimo di quell’invisibilità che permea non solo la materia ma anche le relazioni umane.