MANCHESTER BY THE SEA
27 Settembre 2017 alle 21:0023:00
Mercoledi’ 27 Settembre ore 21.00
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Durata: 135′
Genere: DRAMMATICO
Regia: Kenneth Lonergan
Attori: Casey Affleck, Michelle Williams
USA
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TRAMA
Dopo l’improvvisa morte del fratello maggiore Joe, Lee Chandler, custode tuttofare di alcuni condomini di Boston, si vede costretto a tornare nella sua città natale, dove scopre di essere stato nominato tutore legale del nipote sedicenne. Qui si troverà ad affrontare il tragico passato che lo separava da sua moglie Randi e dal paese in cui è nato e cresciuto
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– SELEZIONE UFFICIALE ALLA XI EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2016).
– GOLDEN GLOBE 2017 A CASEY AFFLECK COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA DI FILM DRAMMATICO. LE ALTRE CANDIDATURE ERANO: MIGLIOR FILM DRAMMATICO, REGISTA, ATTRICE NON PROTAGONISTA (MICHELLE WILLIAMS) E SCENEGGIATURA.
– OSCAR 2017 PER: MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (CASEY AFFLECK) E SCENEGGIATURA ORIGINALE. ERA CANDIDATO ANCHE PER: MIGLIOR FILM, REGIA, ATTORE (LUCAS HEDGES) E ATTRICE (MICHELLE WILLIAMS) NON PROTAGONISTI.
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CRITICA
“Autore di altri due film baciati dal complesso di colpa a conduzione familiare, Kenneth Lonergan centra in pieno il bersaglio con ‘Manchester by the Sea’, dramma intimista dai grigi lividi del Massachusetts, che entrano dentro. (…) L’autore gioca al ribasso, non suona la grancassa sentimentale (ma solo l’Adagio di Albinoni), dirige per sottrazione un magistrale Casey Affleck, che ci mette l’inconscio a disposizione fra sguardi, pause e silenzi, dividendo il peso del destino col dotatissimo Lucas Hedges (…). Il merito del film è essere commovente senza programmarlo, girovagando tra le cose non dette della vita, traendo ispirazione da quelle che sembrano minori, arrampicandosi su per i ricordi. Confondendo con bel metodo narrativo i piani spazio temporali il regista ci porta fino all’accettazione, senza stampare ‘The end’, meno che mai happy, su un equilibrio affettivo complicato, come dimostra l’incontro con l’ex Michelle Williams. Il ricordo è il lato patetico della memoria? Paradiso o inferno? Dondolandosi tra due ipotesi Lonergan costruisce un dramma che ci rende più buoni e più cattivi perché siamo in balla del caos.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 16 febbraio 2017)
“La cosa più apprezzabile è che Lonergan non ci racconta questo dramma familiare in modo schematico o patetico, ma adotta lo stesso riserbo dei suoi personaggi, mentre li fa procedere tra aperture e incertezze, progressi e ricadute. Per giungere a una bella scena liberatoria, in sottofinale, dove Lee e Patrick ‘comunicano’ lanciandosi una palla da tennis. L’intelligenza della regia, misurata e sapiente senza nulla sacrificare all’interesse della storia, si concentra su aspetti non evidenti nell’immediato, ma che fanno poi la qualità del film: dalla fotografia di Jody Lee Lipes, in toni di grigio dove mare e cielo si confondono, alla cura delle immagini (quasi sempre fisse), ma in cui l’isolamento di Lee dagli altri è suggerito dai rapporti spaziali all’interno dell’inquadratura. Per riuscire a far partecipare a una storia senza pathos (esibito ) occorre l’impegno di tutti; e Casey Affleck, interprete più convincente del fratello Ben, è una scelta felice. Un protagonista inadeguato avrebbe sabotato il delicato equilibrio del film, rendendolo diverso da quel che è. Sono più che giustificate anche le nomination per gli attori non-protagonisti: Lucas Hedges nella parte di Patrick e Michelle Williams, nel ruolo della ex-moglie di Lee. Ottimo corredo al tutto la colonna musicale, che alterna brani di Hendel e Albinoni con Bob Dylan e Ray Charles.” (Roberto Nepoti, ‘La Repubblica’, 16 febbraio 2017)
“Non è istrionismo, è verità, quella che dolorosamente intride ‘Manchester by the Sea’ (…) tratta il dolore come se fosse un panino con l’aragosta: qualcosa di tangibile, esperibile, persino commestibile. Se l’arco narrativo contempla flashback tesi a svelare progressivamente il puzzle, nondimeno l’architettura drammaturgica, la partitura poetica è classica: non sappiamo se l’abbia visto, ma volesse tifare agli Oscar dopo l’ingiusta esclusione del suo ‘Sully’ Clint Eastwood dovrebbe farlo per questo film. I ‘Mystic River’, le ‘Million Dollar Baby’ abitano qui, insieme all’ineluttabilità, alla sordità, alla completezza del dolore del protagonista Casey Affleck, mai così bravo, totalizzante, esemplare. Non è un caso, forse, che nella scena più intensa e sofferta dell’anno, il finale incontro tra il Lee Chandler di Affleck e l’ex moglie Randi interpretata da Michelle Williams, riemerga il ricordo di Heath Ledger, già compagno della Williams, padre della loro bambina e suicida nel 2008 a soli 29 anni: che grande attrice sia Michelle non lo scopriamo ora, ma quel che fa qui non pare solo straordinario mestiere. La visione del film è consigliatissima a tutti, ma addirittura imprescindibile per chi fa l’attore: vedere e imparare, non c’è altro. (…) Tranquilli, il film non è mortifero, senza eludere il dolore né elidere i punti di sutura confida nella rinascita, scommette su una seconda possibilità: non apre a un ottimismo inconsulto, non allarga il sorriso, ma per questo risulta più vero e incomparabilmente più prezioso. Storia di provincia, contea di Essex, Massachusetts, e racconto umanissimo: nella via Crucis laica di Lee, di cui veniamo a conoscere tutte le stazioni, troviamo noi stessi, le nostre ferite, quel che siamo oltre tutto e malgrado tutto. In fondo, non è un dramma sulla perdita, ma su quel che rimane, su quel che resta, in primis la mancanza. E non ultima l’ironia, che disgela il rapporto tra Lee e Patrick (…). Lonergan, che scrive e dirige, non è un esibizionista: non indulge nel patetico, non insegue la lacrima facile e insipida, bensì cesella dolore e commozione con l’ambizione della verità. Gli attori, magnifici, aiutano, lo stile senza fronzoli pure, e così ‘Manchester by the Sea’ trova tra i porticcioli del Massachusetts e nei rovelli di Lee la tutela sentimentale al nostro vivere, morire e sopravvivere oggi. David Foster Wallace, che come Heath Ledger non sarebbe sopravvissuto, scrisse: ‘Mi manca chiunque’. Vi troverete a pensarlo in quel finale dialogo tra Lee e Randi, dopodiché vi mancherà anche questo film.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 16 febbraio 2017)