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Mercoledì 21 febbraio ore 21.00

VINCITORE DELLA PALMA D’ORO

 

NELL’AMBITO DELLA RASSEGNA DI CINEMA D’ESSAI

VISUALIZZA PROGRAMMA COMPLETO

 

Ingresso unico: €. 5,00

Abbonamento 5 film a scelta: € 20,00

(valido per tutte le rassegne fino al 4 aprile 2018)

 

Durata 145′

Genere DRAMMATICO

Regia: Ruben Östlund
Attori: Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary
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TRAMA
Christian è un padre divorziato che ama passare il tempo con le sue due figlie. Apprezzato conservatore di un museo d’arte contemporanea, Christian, che è anche una di quelle persone che guidano l’auto elettrica e sostengono le cause umanitarie, sta preparando la prossima mostra, dal titolo “The Square”: un’installazione volta a promuovere l’altruismo attraverso uno spazio simbolico in cui possono accadere solo cose positive. A volte, però, è difficile vivere all’altezza dei propri ideali e quando a Christian viene rubato il telefono cellulare, la sua reazione non è del tutto onorevole… Nel frattempo, l’ufficio stampa del museo lancia un’efficace campagna pubblicitaria per l’evento tanto che riscuote un successo inaspettato facendo sprofondare Christian in una crisi esistenziale…

 

REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI: SVENSKA FILMINSTITUTET, COUNCIL OF EUROPE-EURIMAGES, MEDIENBOARD BERLIN-BRANDENBURG, NORDISK FILM & TV FOND, DET DANSKE FILMINSTITUT-MINORORDNINGEN, ALAMODE FILMVERLEIH, TRIART DISTRIBUTION, DR; IN ASSOCIAZIONE CON YLE, FIDO.

PALMA D’ORO AL 70. FESTIVAL DI CANNES (2017). LA SCENOGRAFA JOSEFIN ÅSBERG HA RICEVUTO IL PRIX VULCAIN DE L’ARTISTE-TECHNICIEN PER IL SU OCONTRIBUTO ARTISTICO.

CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2018 COME MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA.

 

CRITICA

“(…) è un film che per via del suo ironico sguardo sul mondo mercificato e vacuo dell’arte contemporanea poteva rischiare la trappola dell’intellettualismo; e invece è una commedia umana intelligente, inquietante e spiritosa. (…) Come nelle pellicole precedenti di Östlund, emerge inquietante in ‘The Square’ il tema che nel borghese illuminato il tarlo del senso di colpa possa trasformarsi in un boomerang, scardinandone il sistema di contraddizioni. Rispecchiandosi in quel protagonista sullo scivolo del disastro a dispetto delle buone intenzioni, Östlund ci induce a fare altrettanto, prendendo atto di non essere pronti, come ci illudiamo, a perdere posizioni a vantaggio dei meno fortunati. Una o due scene potevano essere accorciate, ma era dai tempi di Buñuel che non avevamo un così corrosivo ritratto dall’interno del fascino discreto della borghesia. Claes Bang è un ottimo Christian, Elisabeth Moss conferisce scontrosa fragilità a una problematica giornalista, l’inglese Dominic West è attore di magnifica naturalezza; e il finale gratifica con le immagini di un «Quadrato» che, senza fumose pretese artistiche, configura un vero spazio di affiatamento e fiducia.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 9 novembre 2017)

“Non è un film facile, eppure ci si sta comodi. (…) una galleria di paradossali esempi, comici e drammatici, di riluttanza alla condivisione. Li asseconda un design d’inquadratura freddo, analitico, ironico, parafrasi estetica dell’immobilismo di cui si parla (struggente il bambino che rivendica l’onestà di Christian, fondamentale la performance dell’uomo-scimmia al ricevimento). Dunque, l’arte, forse non solo quella concettuale delle star di oggi, è incapace di aprirsi e aiutarci a vivere eticamente? Tra Buñuel e i fratelli Marx il film ribalta la domanda: abbiamo capito che la vita è arte, cioè etica? Surclassa ‘La grande bellezza’. Destinato a perplessi rifiuti e calde adesioni.” (‘Nazione-Carlino-Giorno’, 9 novembre 2017)

“(…) il film parla di arte e vita, di creazione e distruzione. (…) ‘The Square’ punta sullo straniamento del pubblico, sulla provocazione fine a noi stessi, sull’allontanamento dalla zona comfort dello spettatore, sul cinema quale terreno residuale e però privilegiato per riflettere, ridere e provare disagio, e ripetere la serie. Satira sociale, eterodossa commedia dell’arte e commedia umana, umanissima, ‘The Square’ è tante cose, ma lo si ammira ancor più per ciò che non è: banale, scontato, pastorizzato. Richiede un po’ di pazienza per qualche lunghezza, qualche intorcinamento, qualche stracchezza, ma la quadratura del cerchio è preziosa, cruda e duratura: l’installazione deflagra, l’umanità barcolla, la scimmia nuda balla.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 10 novembre 2017)